Dopo anni riprendo a scrivere su questo blog.
Oggi, solo per lasciare scritto un pensiero che da mesi mi angustia: stiamo vivendo un periodo orribile, altra definizione non la trovo.
Il Covid in qualche modo ha azzerato in molti, me compresa, la naturale propensione ad aprirsi fisicamente all’altro. Certo, il cuore si muove sempre nella stessa direzione ma la fisicità ha messo in discussione le vecchie geometrie.
Si temono i figli, si temono gli amici, si teme…
A fine estate, quindi in un periodo in cui l’infezione da covid era davvero numericamente rara (nella mia città 7, 8 massimo 10 casi al giorno)… ho contratto il covid.
E ancora mi chiedo in che modo, vista la solitudine fisica in cui mi sono relegata autonomamente, abbia potuto infettarmi.
Il periodo che ne seguito è stato duro, durissimo, di solitudine e paura.
Paura per il covid, paura aggravata dalle altre patologie che necessitano di interventi medici (che in una persona positiva possono essere elargiti solo in ospedale) e quindi con la paura e il terrore amplificato.
Sono negativa… con esiti sgraditi, ma negativa.
La gestione dell’informazione sul covid è davvero stata gestita male, malissimo.
Rimane comunque vero che questa malattia è sconosciuta e quindi grandi certezze, anche ora dopo quasi due anni, non ce ne sono. Rimane il fatto che, numeri alla mano, il vaccino rimane un’arma micidiale per ridurre gli esiti della malattia, non di non ammalarsi.
Rimane vero che ci sono farmaci che opportunamente somministrati sostengono l’ammalato e non lo fanno andate in terapia intensiva.
ORA mi chiedo, perchè questa diffidenza a vaccinarsi, perchè?
Vere le parole del Presidente Mattarella: chi non si vaccina insulta chi l’opportunità di vaccinarsi non l’ha avuta.
Io non sono un medico ma se mi viene detto che fintanto non si vaccina IL MONDO, non il singolo Paese, non ne veniamo fuori poiché ci sarà sempre all’orizzonte una variante nuova…. ci credo.
Così come ho creduto nei medici che mi hanno proposto la chemioterapia.
Mica ho chiesto cosa ci fosse “dentro”.
Così come avrei accettato una sperimentazione, qualora ce ne fosse stata necessità.
Alla scienza non si può credere ad intermittenza.
E quindi le responsabilità non sono solo dei singoli ma anche dei cosiddetti Paesi industrializzati che oggi più che mai devono farsi carico “dell’altra parte del mondo”.
Post triste, lo so, ma lo sono.